Cos’è un Cool Hunter? Letteralmente un cacciatore di “figate”. Ok, la traduzione è un po’ forzata, ma tant’è, nella sostanza. Wikipedia come sempre ha una definizione impeccabile di cool hunting, che vi invito a leggere. Andiamo quindi ad analizzare in questa sede le opportunità che può dare il mestiere del cool hunter, come professione o come strumento per l’azienda.

Il cool hunter è un affamato cacciatore di idee, novità, atteggiamenti, comportamenti, è il collegamento tra il mondo che scorre veloce sulle strade, e le aziende (o la collettività e la rete, nel caso di blog e siti di cool hunting). Nel design e nelle professioni creative in genere (quelle fatte per bene intendo), la fase di ricerca è forse la più importante di tutte. Analisi e sviluppo sono decisive per la buona riuscita di un progetto ma senza una ricerca adeguata non ci sarà mai vera qualità.

Con la diffusione dei social network e dei blog siamo diventati tutti un po’ cool hunter, condividiamo con il mondo tutto quanto ci colpisce e ci interessa. Come al solito a fare la differenza non è tanto cosa si fa, ma come lo si fa. Tutti possiamo usare una bella macchina fotografica di ultima generazione, ma questo non fa di noi dei fotografi professionisti. È lo stesso per il mestiere di cool hunter: non basta essere appassionati di design o di moda, il cool hunter di professione ha una base culturale multidisciplinare, direi olistica, è curioso, attento, ama viaggiare fisicamente e con la mente, ama le contaminazioni, ama le sperimentazioni, archivia con precisione le informazioni e ha uno spiccato senso analitico.

Come si diventa un Cool Hunter?

Quella del cool hunter è una professione liquida, non presuppone necessariamente una formazione specifica (anche se sono disponibili percorsi di studio in materia molto qualificanti) ma per essere fatta come si deve necessita prima di tutto di grandi qualità caratteriali, analitiche, culturali.

Il cool hunter formato in scuole di marketing, moda o design ha dalla sua un bagaglio di strumenti di lettura della società e del mercato potenzialmente decisivi per il buon risultato del suo lavoro, tuttavia proprio quello stesso bagaglio può condizionarlo e limitarlo nelle esplorazioni del nuovo, del diverso, del cool inesplorato. Chi viene da esperienze formative diverse ma non lontane, come la sociologia e le materie umanistiche ad esempio, ha senza dubbio una maggiore verginità mentale, da valorizzare in quanto non condizionata dagli studi settoriali. A far la differenza, ancora una volta, è la qualità delle persone, la passione, la cultura, la voglia di mettersi in gioco e di sperimentare.

Soprattutto nel mondo dei social network, il confine tra cool hunter (chi la moda la scopre), fashion victim (chi la moda la subisce), fashion addicted (chi ha passione per la moda), fashion blogger (chi racconta la moda) e trend setter (chi la moda la fa), è molto debole, quasi impercettibile ai non addetti ai lavori. Ma chi è abituato ai mestieri creativi può capire che una cosa è la seria attività di ricerca “sul campo”, mentre altra cosa è essere vittime della moda e dei selfie con il capo di abbigliamento più richiesto del momento (niente di male per carità, se fatto per semplice passione, ma altra cosa è spacciarsi per cool hunter).

La professione del cool hunter è fatta di ore passate per strada a fotografare e prendere appunti sulle abitudini della gente, di ore passate al computer a scavare in profondità nella rete alla ricerca delle fonti di ispirazione più inesplorate, di ore passate a leggere libri e sfogliare riviste del settore, di ore passate ad analizzare il materiale raccolto, di ore dedicate alla realizzazione di moodboard contenenti spunti sia descrittivi che evocativi, di ore di confronto con i settori creativi e produttivi delle aziende.

Tutt’altra cosa è anche essere padroni della moda, comunicare una propria idea di stile, avere le potenzialità e la forza per poterla imporre in ambito locale o globale, in settori di nicchia o mainstream. Provocatoriamente direi che il sogno di ogni fashion victim è quello di poter diventare cool hunter, il sogno di un cool hunter è quello di poter diventare trend setter, il sogno di un trend setter è di poter rimanere tale il più a lungo possibile!

Forse il cool hunter più celebre nel settore del fashion è Scott Schuman, meglio conosciuto come The Sartorialist, un cool hunter che grazie alla sua autorevolezza ha oramai anche il potere di imporre a sua volta fenomeni alla moda, quindi con un potere da trend setter. Ovvero quel che lui seleziona può trasformarlo in cultura di massa.

Ma cosa fa, praticamente, un Cool Hunter?

Il lavoro di cool hunting non è solo divertimento e spensieratezza, il cool hunter professionista raccoglie informazioni, le raccoglie il più possibile di prima mano, direttamente alla fonte, il più possibile senza filtri.

Fotografa e prende appunti per le strade del mondo, frequenta gli eventi più diversi e più lontani concettualmente tra loro, sperimenta contaminazioni settoriali (shifting creativo), conosce a menadito il mondo del web, dei blog tradizionali e soprattutto dei fenomeni di microblogging in cui regnano le immagini, come Instagram, Pinterest, ma anche Flickr, Tumblr, e social network emergenti come TikTok.

Organizza minuziosamente il materiale che raccoglie, lo analizza, lo passa al setaccio, ne da chiavi di lettura. Prepara dossier e reportage specifici, analizza target e mercati (tabelle di marketing), percezione e posizionamento del marchio (matrici di brand perception e brand positioning), realizza moodboard (tavole creative di riferimento), si confronta con i settori creativi, commerciali e design delle aziende. Ci sono un sacco di parole inglesi lo so, infatti un cool hunter deve conoscere il mondo e le lingue più usate, quelle delle regioni geografiche più cool del momento.

Ma si può fare cool hunting anche in altro modo, curando un magazine, oppure un blog. Molti esempi di cool hunting affollano la rete. Il tema della moda è sempre il più centrale e il più controverso, segnato da una guerra senza confini nella rete: influencer, cool hunter, fashion victim, wannabe, fashion addicted, trend setter… le definizioni sono pressoché infinite… così come è inarrestabile il fiume di informazioni che percorre la rete internet quotidianamente.