Fuori dal cancello di casa c’è una cassetta di metallo con una grande scritta “pubblicità” in stampatello. Gli addetti al volantinaggio (spesso catechizzati dal loro responsabile) la ignorano sistematicamente infilando opuscoli di ogni tipo nella cassetta della posta. Ho descritto un fenomeno di spam analogico che tutti noi conosciamo.

Questo tipo di comportamento può aiutare a convincere qualche distratto a dare un’occhiata al volantino con gli sconti del mese ma nella maggior parte dei casi, più semplicemente, fa girare le scatole a chi deve poi dividere la posta dalle varie accozzaglie pubblicitarie. Alla lunga, se questo comportamento prosegue imperterrito, cresce in noi una naturale antipatia per quel negozio o quel marchio che continua a riempirci la cassetta della posta.

Può capitare anche di essere a passeggio per le vie del centro ed essere riempiti di cartoline pubblicitarie e buoni sconto. La maggioranza della gente butta tutto al primo cestino (e dopo due secondi non sa più di cosa parlava quel volantino) o si dimentica tutto nelle tasche dei jeans, per poi ritrovarsi magari una poltiglia di cellulosa una volta tolti gli stessi jeans dalla lavatrice. Impossibile a quel punto dimenticare l’odio profondo per il negozio che distribuiva quel buono sconto, ve l’assicuro.

Certo, ho esagerato un po’ con gli esempi, ma in effetti poi nemmeno troppo. Lo stesso vale per il web, con i messaggi email di spam, le newsletter inutili e stracolme di pubblicità diretta o indiretta, le pagine Facebook che ogni mezza giornata ripubblicano la stessa foto-annuncio in cui vieni taggato senza ritegno, gli account Instagram che ruminano la stessa foto con la stessa offerta outlet ogni mezzora.

Il marketing massivo non è di per se sbagliato, ma deve essere ben fatto.

Il web del terzo millennio ci offre molte possibilità di marketing di qualità che è davvero un peccato farsi scappare per superficialità o per l’ansia da profitto. Si può fare marketing massivo selezionato, attingendo banche dati specifiche e disegnando il messaggio appositamente per quel gruppo di contatti, si può fare marketing tradizionale scegliendo servizi come Ads di Google o selezionando portali web o blogger che trattano argomenti vicini al nostro target e che riteniamo interessanti per posizionare un banner o per instaurare un reciproco rapporto di social networking, si può fare marketing virale sfruttando il dono dell’ironia su noi stessi o del sarcasmo nei confronti dei nostri potenziali competitors.

Sono tutte azioni di marketing interessanti e potenzialmente efficaci, purché preventivamente progettate e strutturate a dovere. Il rischio di campagne marketing superficiali e banali è di disperdere energie se non addirittura di indisporre il target nei confronti del nostro marchio, come accade con i volantini indesiderati nella cassetta della posta di casa. Non parliamo poi delle operazioni di scambio di link di massa e del baratto di inserzioni positive. Sul breve periodo possono portare a qualche risultato, alla lunga mettono a rischio la reputazione del brand. Certe operazioni di massa sono tra l’altro tecnicamente poco intelligenti perché ormai gli algoritmi dei motori di ricerca si sono sempre più affinati nel distinguere i contenuti unici dai contenuti ridondanti.

La differenza sostanziale tra una campagna di marketing ben fatta e una squinternata è in sostanza la prospettiva. Una buona campagna di marketing è fatta di operazioni tattiche con obiettivi di visibilità a breve periodo e operazioni strategiche che guardano lontano con lungimiranza alla brand reputation, perché non c’è nulla di più importante, soprattutto nel web, di una reputazione rispettabile, di una selezione di contenuti di qualità, di una rete di contatti reali e influenti per il target di consumatore che vogliamo raggiungere.

Fare marketing di qualità significa avere lungimiranza, avere un metodo e avere cultura. Spesso non sono indispensabili grandissime risorse economiche, servono però pazienza, tempo, energie. Se avete qualche denaro in più o avete una realtà aziendale consolidata potete puntare anche su un progetto integrato di Design Management e Design Strategico, che vi potrà dare grandi soddisfazioni, soprattutto sul medio e lungo periodo, rispetto alla percezione di qualità che avrà il vostro target rispetto al brand.

Lavorare a fondo sulla propria brand reputation infine non significa essere per forza troppo seri e perfetti. Ci si può dare anche delle arie o fare un po’ gli spiritosi, ma sempre con la giusta classe e con un pizzico di understatement.